Amichemai
Regia di Maurizio Nichetti. Con Angela Finocchiaro, Serra Yilmaz, Gelsomina Pascucci, Pia Paoletti, Maurizio Nichetti. Genere Commedia, – Italia, 2024, durata 90 minuti.
Anna è una veterinaria che, a causa della sua professione che svolge con amorevole cura, deve affidare da tempo il padre, a cui è affezionata, a una badante turca con la quale è in costante disaccordo. Il genitore invece la stimava al punto di averle lasciato in eredità il proprio letto che ha conservato dei segreti in comune. Anna si ritrova così ad accompagnare il letto ed Aysé in un viaggio che fa loro attraversare la penisola balcanica. Le avventure e le scoperte non mancheranno.
Sono passati 23 anni da quando un film di Maurizio Nichetti trovava la luce di un proiettore e un grande schermo. Da allora si è dedicato all’insegnamento, alle regie teatrali, alla direzione di festival. Ma evidentemente nelle vene, sottopelle, nel cuore e nella mente il cinema continuava a fargli sentire, magari anche inconsciamente, che prima o poi…
Quel poi ora è arrivato e ci fa comprendere come e quanto il fare cinema per questo autore estremamente personale si sia identificato e continui ad identificarsi con l’esigenza di affrontare strade non battute in precedenza da altri.
Il suo esordio folgorante con Ratataplan, originale sin dal titolo onomatopeico nonché film muto, testimoniava già all’epoca (1979) quanto l’originalità trovasse spazio nelle sue sceneggiature e regie così come sarebbe accaduto in futuro sia sul piano narrativo che su quello dell’utilizzo delle tecnologie. Nichetti non ha potuto né voluto mutare questo modo di guardare al cinema e di realizzarlo neanche a distanza di così tanti anni perché, pur non andando su un set, si è tenuto costantemente aggiornato sui mutamenti nel mondo della comunicazione.
Ecco allora che si prende il rischio di inserire due giovani content creators che dai loro telefoni cellulari si inseriscono nella vicenda on the road per mostrare alcuni momenti della lavorazione sui vari set. Perché parlare di rischio? Perché, Nichetti ne è ovviamente più che consapevole, interrompere il fluire di un percorso narrativo per mostrare il backstage può far sì che lo spettatore in qualche misura interrompa la cosiddetta ‘sospensione dell’incredulità’ finendo con il fare fatica subito dopo a riprendere il corso degli eventi.
(mimovies.it)