The Last Showgirl
Regia di Gia Coppola. Con Pamela Anderson, Kiernan Shipka, Brenda Song, Billie Lourd, Jason Schwartzman. Genere Drammatico, – USA, 2025, durata 88 minuti.
Shelly Gardner era una leggenda a Las Vegas, la star dello spettacolo Le Razzle Dazzle nato negli anni Ottanta. Ma ora lo show sta per chiudere definitivamente, per lasciare il posto ad un circo. Come potrà Shelly, che conosce solo il Razzle Dazzle per cui si esibisce da sempre, guadagnarsi da vivere altrove? E che ne sarà delle sue aspirazioni artistiche, ancora ben presenti nel suo immaginario personale? Per di più Shelly ha affidato sua figlia Hannah ad una famiglia-ospite che risiede a Tucson, e ora la ragazza non la chiama più mamma, poiché porta in sé il risentimento sordo per essere stata abbandonata in nome delle luci del varietà e dei lustrini che adornando il corpo (discinto) delle ballerine di Las Vegas. È valsa la pena per Shelly rinunciare a sua figlia e a una vita normale, con la pensione e l’assicurazione sanitaria, per quel mondo che ora la lascia senza soldi e senza futuro?
Il film racconta una serie di figure femminili – non solo Shelly, anche la cameriera dei casinò Annette (una Jamie Lee Curtis totalmente “cringe” e totalmente priva di ego) o la giovane soubrette che vede in Shelly una madre putativa perché la sua l’ha ripudiata – e una figura maschile – il malinconico manager Eddie (Dave Bautista): tutte comparse in un universo di finzione che le luci del giorno rivelano nel suo squallore, ma quelle della notte fanno brillare come un diamante (farlocco).
Grande protagonista è Pamela Anderson in un ruolo metacinematografico: la ricordiamo come la bagnina più desiderata della serie Baywatch e la ritroviamo 57enne ancora bellissima ma sfiorita, un pallido ricordo della star che è stata tanto nella vita quanto nella finzione. Per Anderson (come per Mickey Rourke in The Wrestler) questo film è un ritorno alla celebrità, e una dimostrazione della propria abilità di interprete, disposta anche a mostrare cicatrici reali. Il mondo di Shelly è esposto nella sua crudeltà e pochezza, ma per lei è tutto, e il film coraggiosamente non le chiede di “redimersi”, o di rinnegare il suo desiderio di primeggiare in palcoscenico, di “sentirsi guardata e bella”, e di inseguire i suoi sogni anche a discapito di una figlia, comunque amata.
Laddove Anderson è stata candidata a premi importanti (e Aronofsky con The Wrestler ha vinto il Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia), la regia di Gia Coppola è stata ampiamente sottovalutata. Coppola, anche sceneggatrice, segue la sua protagonista e le sue amiche con tenerezza e rispetto, spesso armata di camera a mano per riprodurre la concitazione caotica dello show business, e riflette una morbidezza di sguardo mai stucchevole, sentimentale o condiscendente, filtrando i colori estremi di Las Vegas in modo radicalmente diverso rispetto alla palette di Sean Baker.
(mymovies.it)